G. F. Händel |
ARCADIA_2008 |
Nel dolce tempo
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Recitativo Nel dolce tempo, in cui ritorna a noi, di novello colore adorna e piena, la bella età fiorita, che a diletti d’amor ne chiama e invita, leggiadra Ninfa e vaga al bel Vulturno in riva, là dove un alto più l’erba copriva; vidi da lunge starsi, e di rose e viole il petto ornarsi; onde ratto ivi giunto, O Dio! mirai due lumi, un labbro, un seno, un crin si vago, che n’arsi un tratto e del mio ardor son pago, quindi volto a colei ch’ho sempre al core dissi così, pietà chiedendo e amore:
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1. Aria Pastorella, coi bei lumi, erbe e fiori anch’innamori, pastorella del mio cor. E quest’aure, e questi fiumi, sussurando, mormorando, per te sol parlan d’amor.
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Recitativo Di pallido color la Ninfa intanto coprì il bel viso, e d’ostro poscia il tinse, qual chi, temendo e vergognando, suole mostrare in volto or rose ed or viole. Pur sorridendo alfine onestamente, a me rivolta disse: Pastor, tua nobil alma, tuo costume gentil, tuo vago viso, dolce fiamma d’amor destano al core, ma, dell’amore, è l’onestà maggiore! Ond’io risposi allora: Piacemi, o bella, il tuo leggiadro aspetto, ma più dell’alma ancor la virtù rara, onesta t’amo più, più mi sei cara.
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2. Aria Senti, di te, ben mio, cantar dal bosco al rio, l’augelli ancora. In questa piaggia e in quella, lodar di te, mia bella, i lumi, i labbri, il cor, l’onesto e fido amor, s’ascolta ognora.
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Dalla guerra amorosa |
Recitativo Dalla guerra amorosa, or che ragion mi chiama, oh miei pensieri, fuggite pur, fuggite, vergognosa non è in amor la fuga, che sol fuggendo un' alma del crudo amor può ritornar la palma.
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1. Aria Non v’alletti un occhio nero con suoi sguardi lusinghiero, che da voi chieda pietà. Che per far le sue vendette, e con arco e con saette, ivi amor nascosso stà.
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Recitativo Fuggite, si fuggite, ahi! di quanto veleno amore asperge i suoi piaceri, ah quanto ministra duol, e pianto, a chi lo segue, e le sue leggi adora. Se un volto v’innamora, sappiate, oh pensieri miei, che ciò che piace in brev’ora svanisce, e poi dispiace.
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2. Aria La bellezza è come un fiore: sul matin vivace e bello, sul matin di primavera. Che la sera langue e more, si scolora e non par quello.
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3. Recitativo ed Arioso Fuggite, si fuggite, a chi servo d'amor viene in catena, è dubbioso il gioir, certa la pena.
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Quando sperasti, |
Recitativo Quando sperasti, o core, così dolce alimento, al tuo fiero tormento, al tuo dolore? Torna, Fille, e ritorna la cara pace all’alma, e da tempeste il sen torna alla calma.
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1. Aria Non brilla tanto il fior, quando che riede il sol a dargli vita. Quanto che gode il cor, se riede a torgli il duol, Fille gradita.
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Recitativo Gode, festeggia e ride, tortorella che vede, tutt’amor tutta fede, tornar la cara sua compagna al nido; e giunta a quella intorno, con mille baci e vezzi, lieta vola e s’aggira; e se pria per dolore sospirò, per piacer dopo sospira. Così a Fille, se torna, vuò ne’labbri vivaci, stampar l´anima in baci, e’l suo volto adorato, voglio incensar de’miei sospir col fiato.
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2. Aria Voglio darti a mille, a mille dolci baci, O cara Fille, perché servandi catene, a restar sempre con me. E vuò darti a cento, a cento tali vezzi in un momento, che soffrir dovrai ben pene, se lontanne porti il piè.
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Nell'Africane selve |
Recitativo Nell’Africane selve ove rei spaventi, o cada o sorga il giorno, s’odono sempre intorno ululati di belve, sibili di serpenti e d’augelli rapaci orride strida, fiero leon s’annida, ed audace e maestoso non soggiace al timor fra l’altre fiere; stampa nei boschi altiere l’ombre del passo errante, ma, se mai fra le piante, un raggio lo ferisce s’insidiosa e lucida facella, l’audacia del leon non è più quella.
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1. Aria Langue, trema, e prigoniero fra le reti allora inciampa, quando stampa l’orme sicure. E del suo valore primiero perde tutta la costanza e con misera sembianza piange pur le sue sventure.
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Recitativo Nice, là fra confine di valli incolte e boscarecci orrori, scevro da quei timori di perder mai la libertà gradita, e superbo e disciolto trassi, come leon, l’ore di vita. Ma quando de’tuoi lumi mi ferì poi la geminata face, piagato e senza pace, tuo prigonier mi fe´ l’arcierio Dio! Dunque, bell’ idol mio, se fida l’alma mia te solo brama, con esempio di fede ama chi t’ama.
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2. Aria Chiedo amore, altro non bramo, io che t’amo e serbo fé. E pietà l’anima mia sol desìa se viva in te.
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Se tu non |
Se tu non lasci amore, mio cor, ti pentirai, lo so ben io; lontano dal tuo bene, tu non avrai che pene! |
Falls Du nicht das Lieben lässt, mein Herz, bereust Du’s, das weiß ich allzu gut: Entfernt von Deiner Geliebten wirst Du nichts als Gram haben! |
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Ma con chi parlo, oh Dio! | Aber mit wem spreche ich, oh Gott! |
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Quando non ho più core, o il core che pur ho non è più il mio.
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Wenn ich doch kein Herz mehr besitze, oder das Herz, das ich noch habe, nicht mehr mein ist. |
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Deutsche Textversion:
Olaf Brühl, Berlin 2009